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dal 20 al 22 giugno
TORINO Scuderie della Cavallerizza Reale

PROGETT-OTHELLO

Per morire in un tuo bacio

di Stefania Bertola e Michele Di Mauro
regia Stefania Bertola e Michele Di Mauro

traduzione ed elaborazione Stefania Bertola e Michele Di Mauro
con Michele Di Mauro e Lucilla Giagnoni
scene, costumi e luci Lucio Diana
tastiere e campionamenti Paolo Serazzi
tecnico luci e video Massimo Violato

Rileggere, ritradurre, rimasticare, riscrivere, ripoter dire
e mettere in musica il risultato di un lavoro che parte
dalle parole di Shakespeare e arriva a quelle di Eminem
passando attraverso le note di Vivaldi,
e quelle dei Balanescu.
Othello, ovvero: per morire in tuo bacio,
è un tragi-musical per 2 attori.
E’ un gioco virtuosistico di parole e musica costruito su
una grande storia, una storia che sappiamo
a memoria ma che ci piace riascoltare.
Quella storia che si snoda
sui riflessi dagli occhi verdi
di quel mostro che è la gelosia.
Che s’invola nel cielo cupo del tradimento e dell’omicidio.
Che si nutre della disperazione nascosta
nelle pieghe del sospetto.
Che fa dell’Amore il luogo del caos,
paradiso o inferno del vivere.
Attraverso il meraviglioso coefficiente poetico delle parole e il gioco più contemporaneo dell’ironia e del disincanto, questo Othello corre, senza timori o riverenze,
verso la sintesi spietata dell’interpretazione,
una coppia, snocciola il girotondo di tutte le altre!
Othello e Desdemona, Jago
ed Emilia, Cassio e Bianca…
tutti, invischiati nell’inestricabile
ragnatela generata dalle parole.
2 soli attori interpretano e raccontano tutti i personaggi
in un vortice
di concertazione operistica.
In una giostra evocativa senza limiti e confini.
Michele Di Mauro

Testo e contesto: i luoghi del gioco

E’ nel contesto come luogo d’azione che si muove la coppia di attori che gioca con OTHELLO. E il contesto è sia il teatro che il tempo in cui è immersa la rappresentazione. Il gioco è ENTRARE ed USCIRE. Entrare ed uscire da Shakespeare. Entrare ed uscire dalle parole, dai personaggi, dal ritmo che scandisce le pulsioni dell’anima, dalla musica. Entrare ed uscire dal luogo della storia e dall’evocazione di quella, storia, e di altri luoghi ed altre storie. Entrare ed uscire dall’acqua tiepida della narrazione per far corrompere da suggestioni e casualità. Dalla curiosità. Il luogo del testo è un lungo viale che porta alla soluzione. Alla comprensione. Alla decodifica. Tutt’intorno, invece, c’è superfluo. L’intuizione. La scheggia di follia. Il divertimento. C’è la possibilità di fare delle deviazioni. Di aprire una finestra. Di girare la pagina più in fretta, di cambiare libro. Di privilegiare il contesto al testo. Il qui ed ora piuttosto che il là e tanto tempo fa. E quindi… affiancate alle parole di Shakespeare ci sono quelle di Ariosto, di Nabokov, di Gozzano, di Poe, dei fratelli Lamb e di Javier Marìas. Ed è musica, il luogo del testo. E’ musica, il lungo viale. Musica che fagocita storie ed epoche, che non si preoccupa della frammentazione e della miscellanea. Che mette nella stessa stanza Verdi e Capossela, Rossigni e i Balanescu, Pergolesi ed Eminem, Chopin e Brian Eno. Musica, che spesso è il luogo stesso in cui si svolge l’azione. Che è emotività e sberleffo. Citazione ed invenzione pura. Il gioco lo conduce una coppia. 2 attori funamboli sempre in bilico tra il dentro e il fuori. Sempre pronti ad entrare ed uscire. In questa prima “tappa creativa” più a livello “concertistico” ,privilegiando la struttura alla decorazione, la solidità del connubio parola-musica, all’azione.

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