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4 - 5 luglio
TORINO Scuderie della Cavallerizza Reale

DONDE MÁS DUELE

di Ricardo Bartìs
regia Ricardo Bartìs

con María Onetto (Hayde) Gabriela Ditisheim (Betina) Analía Couceyro (Nenucha) Fernando Llosa (Reynaldo)
assistente alla regia Adolfo Agopian
musiche Carmen Baliero
luci Jorge Pastorino

produzione El Sportivo Teatral
in coproduzione Holland Festival, Amsterdam/Hebbel-Theater, Berlin/Festival d’Avignon/Théâtre National de Chaillot et Festival d’Automne à Paris/Bonlieu Scène Nationale d’Annecy

Quando la compagnia si riunisce per lavorare, non esiste un progetto di spettacolo predefinito. Le prove durano sovente per alcuni mesi, anche per anni, nel corso dei quali piano piano prendono corpo e si articolano ricerche e idee. Di solito, ci riuniamo per rileggere e discutere i testi da cui partiamo, per scoprire insieme un senso meno apparente del racconto, scavando sotto a quello che è visibile (...) la sensazione che si prova è quella di essere testimoni di un’esplosione del senso, di una moltiplicazione di significato.
Ricardo Bartís, in Teatro al Sur, numero speciale, maggio 1999

In una casa di Buenos Aires Don Giovanni, ormai vecchio e impotente, vive con tre donne che hanno perso il loro fascino. Insieme provano alcune scene teatrali usando parrucche a buon mercato, abbracciando logori sipari di velluto cremisi. Sono scene della vita del grande seduttore, quasi il pretesto però per indagare, senza consolazioni, nei misteri e nei dolori dell’essere.

In Donde más duele Ricardo Bartís affronta il Mito, sostanza arcaica e magmatica, ormai svuotata di senso e forza. Attraverso il racconto mitico, percorre il campo minato della sessualità, dei suoi complessi e frustrazioni, e si interroga sulle condanne morali e sociali inflitte a chi rompe l’ordine costituito. Del Mito di Don Giovanni, non rimangono che alcuni stracci, versioni di versioni, sbiadite e allambiccate. Non si arriverà mai a un’Opera teatrale, ingenua aspirazione ad un’opera totale. Solo avanzi, deliri, frasi imparate male, gesti vuoti che provocano sorrisi e compassione. E questa la lotta, atroce e senza pietà, dove i corpi sono sottomessi al testo, dove l’esperienza effimera che caratterizza il teatro rimane impressa nell’eternità della scrittura.
Pierre Notte, dagli appunti di Ricardo Bartís

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