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dal 24 al 27 giugno
TORINO Maneggio Chiablese

Prima Nazionale

LA PESCA

di Ricardo Bartis
regia Ricardo Bartis

con Sergio Boris, Carlos Defeo, Luis Machín
stampa
Simkin & Franco
segretaria Emilia Schjman
fotografia Andrés Barragán
assistenza tecnica Andrés Irusta
costumi Magda Banach
realizzazione scenografica Norberto Laino, Ricardo Félix

produzione esecutiva Lorena Regueiro, Domingo Romano
produzione Sportivo Teatral
produzione della tournée europea Festival d’Avignon, Festival delle Colline Torinesi, Theater der Welt 2008 in Halle, Hebbel am Ufer-Berlin, deSingel (Anversa), TnBA Théâtre national de Bordeaux en Aquitaine/Festival ¡Mira!
con il sostegno di Dirección General de Asuntos Culturales – Ministerio de Relaciones Exteriores Comercio Internacional y Culto de Argentina
ringraziamenti Alfredo Ramos, Martín Otero, Paolo Baseggio, Mariana de la Mata, Diego Frontera, Leonel Elizondo, Walter et Enzo (veri pescatori, per il loro insegnamento), Marcos Moyseeff, Graciela Casabé et Pablo Messiez (FITBA), Diego Martinsen. E tutto lo Sportivo Teatral

A Buenos Aires, in via Beláustegui fra Oroño e Seguí, a pochi metri dal Viale J. B. Justo, in una vecchia fabbrica il cui sottosuolo confina con l’interramento del torrente Maldonado, le costanti infiltrazioni inondano le cantine trasformandole in vasconi di circa tre metri di profondità. Negli anni ’60, la fabbrica abbandonata diviene luogo di riunione e gioco dei bambini del quartiere. Divenuti ragazzi, prendono mojarras, bagres e renacuajos, pesci dei laghi del quartiere Palermo e li mettono negli stagni. Nel 1969 fondano la Gesta Heroica, club di pesca al coperto, offrendo, per una modica cifra, un paio d’ore di pesca sportiva in un clima familiare, anche nei giorni di pioggia. All’inizio degli anni ’70 viaggiano al sud di Entre Ríos e portano i primi piccoli di tarariras, pesci argentini carnivori e molto voraci. Con l’abbassarsi delle acque, rimane solo una piccola pozza. All’inizio degli anni ’80, i ragazzi, già uomini, abbandonano definitivamente la Gesta Heroica. Le tarariras sopravvissute, degenerate per l’alimentazione contaminata, vivono nella pozza e nei canali adiacenti, divorandosi fra loro. Nasce così il mito delle tarariras titán.
È alla loro ricerca che vanno Atilio, René e Miguel Ángel, un settantenne e due quarantenni, ciascuno con i propri ricordi, angosce, speranze. Essi vivono la possibilità di una cattura come una sorta di riscatto. L’amore per la pesca e le sue tecniche, la riscoperta del luogo e la sua fascinazione quasi si confondono, nei loro dialoghi, con le ansie delle vicende personali e la memoria del carisma di Perón e delle speranze suscitate dalla sua dottrina politica che propugnava uno Stato di Benessere.

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