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9-10 giugno
TORINO Cavallerizza Reale
OPERA
di Vincenzo Schino
regia Vincenzo Schino
con Marta Bichisao, Riccardo Capozza, Gaetano Liberti, Vincenzo Schino
aiuto regia Marta Bichisao
fonica Luca Fusconi
elaborazione digitale del suono Gennaro Mele
effetti plastici Leonardo Cruciano
voce registrata Gabriella Damascelli
costume di Arlecchino Michele Napoletano
produzione Teatro Valdoca - progetto Officina Valdoca
assistente alla produzione Giuseppe Schino
«Opera è un lavoro che si pone il problema della rappresentazione e del senso di stare su un palcoscenico.
Abbiamo lavorato in modo radicale sull’imbarazzo dello sguardo.
Abbiamo lavorato sulla vergogna e sulla commozione.
Opera è un errore, una baracca di burattini montata male che da un momento all’altro potrebbe crollare. E ne è consapevole.
Come fantasmi, appaiono personaggi recuperati dalla tradizione e dal luogo comune del teatro e dell’arte, figure universali e inequivocabili: uno per tutti, il clown.
Il clown, come Arlecchino, fa da traghettatore in luoghi dichiaratamente artificiali: la pista del circo, il boccascena di un teatro, il diaframma di uno sguardo. Attraversando queste porte, toglie gradualmente i punti d’appoggio della logica.
Il clown, come diceva Fellini, “è un bambino in potenza. Il clown rappresenta nel modo più efficace, commovente e comico una creatura che si trova in un mondo immenso e sconosciuto”. Il clown contiene nella sua forma le anime di tutti coloro che non possono fare a meno di esporsi, al ridicolo. Il buffone, il saltimbanco, il fool, in una parola: l’artista.
Perché lo fanno? Cosa li costringe? Questa domanda, a cui non c’è risposta, ha fatto da perno.
La struttura drammaturgica del lavoro si nutre del concetto di “numero”, della performance che non racconta mai nulla, ma è fine a se stessa.
Inizia e finisce. Poi l’applauso e la paga.
Si è cercato di sfruttare proprio il mancato funzionamento dei numeri, abbandonandosi alla violenza dello sguardo. Un macello in un circo e viceversa.
I problemi che hanno nutrito la ricerca non appartengono solo al teatro, ma alla pittura, alla scultura e tutte le arti che intendono, sapendo di fallire, modificare o reinventare il mondo»
(Vincenzo Schino)