Archivio
sabato 5 ore 21
domenica 6 ore 19
Teatro Astra, Torino
Prima Nazionale
WOYZECK D’APRÈS WOYZECK DE BÜCHNER
spettacolo del progetto CARTA BIANCA
di Georg Büchner
regia Gwénaël Morin
con Renaud Béchet, Virginie Colemyn, Michel Coquet, Julian Eggerickx, Barbara Jung, Grégoire Monsaingeon
allestimento tecnico Manuella Mangalo
amministrazione Elodie Laimene-Erard
spettacolo creato nell'ambito del Théâtre Permanent
prodotto dalla Compagnie Gwénaël Morin e Les Laboratoires d'Aubervilliers
coproduzione Théâtre de la Bastille/Paris e ARCADI (aide à la coproduction)
compagnia convenzionata con Ministère de la Culture/DRAC Rhône-Alpes e Région Rhône-Alpes e sovvenzionata da Ville de Lyon
testo italiano sottotitoli Julie Faure, editing Gessica Franco Carlevero per il Festival delle Colline Torinesi
nell'ambito di Face à face - Parole di Francia per scene d'Italia
SPETTACOLO DEL PROGETTO CARTA BIANCA
durata 1h45 - versione originale con sottotitoli in italiano
Woyzeck è un'utopia, un corpo senza testa, un mucchio d'organi senza corpo, una massa di carne inanimata. Voler mettere in scena Woyzeck significa voler tentare di restituirlo alla vita, al teatro... io lo farò con un coltello.
Il soldato Woyzeck, sopraffatto da una vita miserabile e dalle angherie dei suoi superiori, divorato dalla gelosia, uccide la fidanzata Marie. Vera e propria tragedia della vita ordinaria, la celebre opera di Büchner trae spunto da un fatto di cronaca. Una delle poche volte nella storia della drammaturgia un popolano è il personaggio principale. Quest'opera teatrale, lasciata incompiuta nel 1837 causa la morte improvvisa dell'autore, è oggi considerata uno dei grandi capolavori del teatro di tutti i tempi.
Abbiamo deciso di immergerci nel testo, come animali impazziti tra i cespugli. Ci siamo gettati in esso, gioiosamente, a quattro zampe. Senza voler subito capire. Volevamo prima attraversarlo. Così com'è, anche con le scene tagliate, anche con le righe cancellate. Senza rivisitazione drammaturgica. Senza ricostruzione narrativa a priori. Seguendo soltanto e semplicemente il nostro "istinto" e l'ordine dei quattro manoscritti successivi. Da insensati, ci sono apparse progressivamente delle possibilità di senso. Ma mai del tutto definitive. Si sono manifestate come evidenze intuitive, una specie di musica. Allo stesso tempo chiare e incomprensibili. Ci è sembrato così di arrivare al cuore della nostra esperienza teatrale.
Vorrei creare uno spettacolo che funzionasse come un nuovo organo percettivo. Una specie di catalizzatore di senso. Vorrei mostrare che è impossibile per l'essere umano non vedere, non immaginare. Il vuoto, il silenzio, la morte sono i limiti con l'intoccabile, l'impensabile, l'incommensurabile. Limiti inaccettabili. Senza tregua voglio essere libero e voglio vivere. Di fronte al caos non mi è possibile smettere di trasudare senso. Credo che il testo di Büchner sia un esempio di questa condanna e voglio, con i mezzi del teatro, renderlo un esempio felice. Gwénaël Morin
GWÉNAËL MORIN
Nato nel 1969, ha interrotto gli studi di architettura per dedicarsi al teatro. A partire dal 1998 ha lavorato su testi di Beckett, Lorca, Kane, Camus. Nella stagione 2006/07 è stato in residenza ai Laboratoires d'Aubervilliers dove ha presentato Philoctète d'après Philoctète de Sophocle, sia in sala che all'aperto, vincendo largamente la sfida di portare lo spettacolo all'attenzione del pubblico "locale", che, pur vivendo accanto ai Laboratoires, non li frequentava. Nel 2009, attraverso il progetto del Théâtre Permanent, Morin porta avanti questa esperienza, mettendo in scena sei lavori: Lorenzaccio d'après Lorenzaccio de Musset, Tartuffe d'après Tartuffe de Molière, Bérénice d'après Bérénice de Racine, Antigone d'après Antigone de Sophocle, Hamlet d'après Hamlet de Shakespeare et Woyzeck d'après Woyzeck de Büchner.
Morin torna al Festival per la seconda volta dopo aver partecipato a CARTA BIANCA 2008 a Torino, dove ha presentato al pubblico una lettura-manifesto del suo lavoro teatrale.