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dal 9 giugno al 1 luglio
TORINO Pinacoteca dell'Accademia Albertina delle Belle Arti

NIETZSCHE ECCE HOMO

di Valter Malosti
regia Valter Malosti

in scena Valter Malosti e Michela Lucenti
con Massimo Guglielmo Giordani e Francesco Gabrielli
e la partecipazione di Margherita De Virgilio Malosti
direzione tecnica e luci Francesco Dell'Elba
suono G.U.P.
coreografie Michela Lucenti
scene Marzia Migliora
costumi Daniela Cavallo
direzione, drammaturgia e scelte musicali di Valter Malosti
realizzazione disegno di Radu Rata Constantin
collaborazione tecnica Matteo Lainati
organizzazione Federico Alossa, Elisa Bottero, Paolo Ambrosino
supporti tecnici Colas

una produzione Teatro di Dioniso, Festival delle Colline Torinesi, Residenza Multidisciplinare di Asti
in collaborazione con Fondazione Torino Capitale Mondiale del Libro con Roma, Asti Teatro, Comune di Asti, Regione Piemonte
e il contributo di Fondazione CRT, Provincia di Torino, Ministero per i Beni e le Attività Culturali

Bisogna considerare i nostri pensieri come gesti
(F.Nietzsche, Frammenti postumi, 1880)

Nell’autunno del 1888, nelle febbrili settimane che precedettero l’euforia di Torino e il successivo, definitivo silenzio, vennero scritte queste pagine che rimangono una delle vette stilistiche di Nietzsche e insieme un tentativo senza precedenti (e senza conseguenti) di capire se stessi non già sciogliendo gli enigmi, ma moltiplicandoli. Non è solo una vita, ma un’opera e una forma, in una parola: la singolarità di Nietzsche che qui viene illuminata in una sorta di messa in scena totale, dove i due poli di Nietzsche - l’uomo dionisiaco e il commediante – in un attimo abbagliante vengono a coincidere per rivelarci «come si diventa ciò che si è». (Roberto Calasso, Milano, 1965)

Il progetto vuole essere un laboratorio creativo legato alla percezione, in cui tre artisti, Valter Malosti (teatro), Michela Lucenti (danza) e Marzia Migliora (arti visive) esplorano insieme, ognuno portando le proprie specificità, quale oggi possa essere il riflesso della ricerca del grande filosofo tedesco, presentando come una sorta di caleidoscopio percettivo in cui le parole divengono “gesti”. (Io da sempre collego N. istintivamente ad Artaud, ma questo è un altro discorso.) Nietzsche è il filosofo dell’avvenire, al tempo stesso l’esploratore di antichi mondi, vette e caverne, e creatore in virtù del ricordo di qualcosa che è stato essenzialmente dimenticato.
Danza, leggerezza e riso sono le proprietà di Dioniso.
Sappiamo che negli ultimi giorni del suo soggiorno a Torino Nietzsche danzava nudo nella sua stanza suonando musiche “inaudite” sul pianoforte, tentando forse un salto nell’abisso del mito, incarnandosi nel suo ultimo progetto di scrittura/vita Dioniso Zagreo arriva al fiume Po.
L’installazione avrà la caratteristica di un invito nella caverna/stanza di Nietzsche, in cui i testimoni vedranno scorrere febbrilmente le ultime visioni del filosofo.
“Restituire” quel suo corpo ingombrante, a volte “goffo”, sofferente, immergendo tutto in una forza sottile, rarefatta. Una danza sull’abisso fatta di passioni e di una tensione verso la morte, per cui il cuore sta attaccato alla vita come una goccia al vetro della finestra. “È l’incanto degli incanti questa esistenza eccitante, mutevole, pericolosa e spesso rovente di sole”.
Una partitura minimale di corpi affidata alla scrittura coreografica di Michela Lucenti, alle sottili e disturbanti visioni di Marzia Migliora e ad un infinito flusso di materiali sonori dal ditirambo al canto tragico risognato e poi morto in Wagner, dalla Carmen di Bizet al suono animale e organico. (Valter Malosti)

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