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13-14 giugno
TORINO Cavallerizza Reale

IO SONO

di Remo Rostagno
regia Ola Cavagna

con Lorenzo Iacona e Irene Ivaldi
e con gli attori della compagnia La Girandola Massimiliano Antonini, Fabrizio Bassi, Patrizia Birolo, Daniela Cavallaro, Manuela Insalaco, Marco Matteoli, Elisa Tani
scene e costumi Elena D’Agnolo Vallan
progetto luci Marco Ostini
musiche Enrico Ascoli
immagini a cura di Chiara Pirito
direzione artistica Mimma Villari

produzione Associazione La Girandola, Progetto “Motore di Ricerca: comunità attiva”, Fondazione CRT, ITER-Centro di cultura per l’espressività e la comunicazione 0-6 anni
con il contributo della Città di Torino

Fonte letteraria remota dello spettacolo è un testo risalente a oltre otto secoli fa, scritto dal persiano Farid Uddin Attar, dal titolo Mantic Uttair.
Del testo è stata mantenuta l’assenza di coordinate geografiche e temporali, ed è stata accentuata la pulsione che spinge l’uomo a partire senza risolversi mai a mettersi in viaggio. Come se ogni viaggio fosse indispensabile alla sopravvivenza ma anche un presagio di sconfitta. Che poi sconfitta non è, se è vero che Edipo comincia a vedere quando si acceca. Che cosa vedono i protagonisti alla fine del loro viaggio, è tutto e nulla, è sorpresa, euforia, delusione, sono loro stessi, riflessi come ossimori incarnati in corpi con cui la loro anima può riprendere il dialogo.
Io Sono è il viaggio attraverso il permanente apprendistato del perdersi, come diceva Bertolt Brecht, senza sentirsi perduti. (Remo Rostagno)


Come dice Hilmann, abbiamo sempre più bisogno di riconoscere l’aspetto angelico della parola, di riconoscere le parole come portatrici autonome di un’anima tra una persona e un’altra. Abbiamo bisogno di ricordare che le parole non sono solo qualcosa che noi inventiamo o impariamo a scuola… le parole, come gli angeli, sono potenze che esercitano su di noi un potere invisibile… perché le parole sono persone. Le parole-persone rimandano al teatro. La metafora parla se viene rianimata nella sua corrispondenza empatica. Bisogna servirla affinando la nostra sensibilità, la nostra immaginazione, il nostro linguaggio affinché il personaggio possa riflettere le sue dolci e drammatiche espressioni e possiamo riconoscerlo trattenendo in una forma del tempo una delle labili apparizioni della verità.
Io sono quello che sono, recita il poeta, l’affermazione si erge blasfema tra l’essere e il non essere di amletica memoria. Azzeriamo ogni demagogia, raccogliamo l’invito di Amore, pieghiamo Psiche alla volontà del cuore, mescoliamo con cura: la ricetta è pronta per essere servita.
IO SONO. IO SONO DIVERSO. APPARTENGO AD UN UNIVERSO A CUI TENDO UNICO E IRRIPETIBILE.
“Per l’anima è morte diventare acqua; per l’acqua è morte diventare terra. Dalla terra sorge l’acqua e dall’acqua, l’anima” recita Eraclito. La ricerca del Sé ci spinge oltre i confini “che l’ultimo orizzonte il guardo esclude”. “Infiniti spazi e infiniti silenzi” mostrano la bellezza sotto una nuova luce. La luce di Anima. Il viaggio è lungo, la strada è impervia, ma “il naufragar mi è dolce in questo mare”. (Ola Cavagna)

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