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6-7 luglio
TORINO Cavallerizza Reale

Prima Nazionale

SUNDAY CLOTHES

di Cécile Saint-Paul
regia Alexis Forestier

con Marc Bertin (voce),
David Besson (batteria, oggetti, radio),
Alexis Forestier (piano, violino, voce),
Moïra Montier – Dauriac (contrabbasso, basso elettrico),
Antonin Rayon (tastiere, chitarra, effetti sonori),
Cécile Saint-Paul (voce)
suono David Segalen
tecnico del suono Jean François Thomelin
luci Michel Bertrand
tecnico luci Denis Ciobin
direttore di scena Julien Barbazin

produzione Les Endimanchés, Les Subsistances Lyon, Théâtre de L’Échangeur
con il sostegno di AFAA – Ministère des Affaires Etrangères

C’è una destinazione, ma non c’è percorso, ciò che noi chiamiamo percorso è la nostra esitazione. (Franz Kafka)


Partendo dal materiale sonoro e dalle composizioni musicali tratte dai loro precedenti lavori, soprattutto Fragments complets Woyzeck di Georg Büchner, Une histoire vibrante da Franz Kafka, Faust ou la fête electrique di Gertrude Stein, Les Endimanchés propongono una forma particolarmente originale di concerto.
Generati da una formazione musicale apparsa negli anni ottanta, Les Endimanchés conducono una ricerca teatrale che dinamizza la relazione fra il testo e la musica; il motivo musicale (il ritornello) diviene quasi una componente dello spazio scenico e qualifica il processo drammaturgico scandendo il tempo della rappresentazione.
La loro pratica strumentale e la loro ricerca sul suono li portano oggi a essere una sorta di laboratorio di sperimentazione musicale all’interno della compagnia.
Il progetto Sunday Clothes indaga la forma e la struttura di un concerto, la relazione che esso può avere con il linguaggio e lo spazio teatrale. Tenta di provare cosa diviene un lavoro musicale nato dall’incontro con una scrittura, dal momento in cui non è più subordinato al testo, ma è alla ricerca della sua autonomia.
La struttura dello spettacolo, composta da una successione di estratti e frammenti di testi, canzoni e citazioni musicali, rivela una drammaturgia improbabile. Nella loro disparità di provenienza, questi elementi hanno in comune la possibilità di designare una vertigine esistenziale, sintomatica del rapporto del gruppo con il reale. Si produce qui, con un deragliamento continuo del dispositivo legato alla profusione dei segni e dei referenti esterni, il vagare della rappresentazione. Il passaggio da una sequenza all’altra avviene come per sorpresa o per errore. Gli interpreti annullano un paesaggio che elude il loro controllo razionale mentre si trasforma e mentre viene evocato il tema del camminare lungo percorsi inesistenti.
Da queste rotture e scivolamenti incongrui risulta una certa fragilità sospesa. Si formulano, da diversi registri musicali e attraverso una parola lacunosa, le scorie di questo Viaggio d’inverno di Schubert. Il vagabondaggio, la solitudine e la malinconia esistono nel turbamento della rappresentazione. (Alexis Forestier)

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