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12-13 giugno
TORINO Teatro Espace

DANCE ON GLASSES

di Amir Reza Koohestani
regia Amir Reza Koohestani

con Ali Moini, Sharare Mansourabadi,
danzatrice Mohammadijavad Abbasi Kouhenjani
coreografia Ehsan Hemmat, Sarah Reihani
costumi e trucco Ali Moini, Sharare Mansourabadi
selezione musicale a cura di Amir Reza Koohestani, Ehsan Hemmat
composizione vocale e vocalist Ali Moini
direttore del suono Mahin Sadri
direttore luci Ali Shojaei
responsabile di produzione Reza Hoseinipour
scena, luci, suono Amir Reza Koohestani

produzione Iran Dramatical Arts Center, Mehr Theatrical Group
in collaborazione con Emilia Romagna Teatro Fondazione

Questa è la terza pièce di Amir Reza Koohestani, regista iraniano nato a Shiraz nel 1978. Dopo un esordio cinematografico, Koohestani si è avvicinato al teatro, prima come attore poi come autore e regista. Con Dance on glasses ha raccolto grandi consensi al KunstenFESTIVALdesArts di Bruxelles dove lo spettacolo ha debuttato. Il testo narra la storia di un giovane maestro e del suo rapporto crudele con una danzatrice-amante nella quale egli vede Shiva, la dea della danza indiana. Il fallimento del rapporto professionale si intreccia con la débâcle di quello amoroso. Straordinario è il personaggio femminile che ribalta molti luoghi comuni sulla condizione della donna araba. Quella di Koohestani è una scrittura tagliente, in cui la passione ed il rispetto di una cultura ancestrale non annullano la razionalità laica: in definitiva un vero grido di libertà.

Dance on Glasses è il frutto della mia ambizione teatrale. I suoi lunghi silenzi, la sua messinscena quasi immobile e l’oscurità nella prima scena appaiono così estranei al nostro teatro ancora abituato ad un realismo consunto del XIX secolo, così come il farsi è estraneo al vostro Paese. Ricordo la paura che ho provato quando, attraverso le finestre colorate del box tecnico, ho visto rappresentare Dance on Glasses per la prima volta davanti a un pubblico. Le mie mani tremavano mentre muovevo il cursore delle luci, così come la mia voce era fioca mentre incoraggiavo gli attori. Per me, è questa stessa incertezza sul risultato che dà dolcezza al teatro. In parte Dance on Glasses contiene le mie memorie. Nella mia testa i personaggi avevano altri nomi, la stanza era diversa, non c’era il tavolo o la danza. Tutto ciò che c’era nella stanza erano silenzio e oscurità: il silenzio di qualcuno che giace al buio incapace di dormire, muto, privo di ogni pensiero, che fissa solamente le tenebre. Solo il rubinetto gocciola. Ricordo la sofferenza provata di fronte a tutte quelle parole e ai dialoghi che non facevano altro che annerire le pagine e ingannare il silenzio.     Amir Reza Koohestani

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