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22-23 giugno
TORINO Cavallerizza Reale

SENZA

un'esperienza di scrittura collettiva per la creazione di uno spettacolo

di Filippo Taricco, Beppe Rosso, Francesco Suriano
regia Beppe Rosso, Paola Zecca

con Beppe Rosso, Fabrizio Pagella, Piero Negrisolo
con la partecipazione di Ivano Pallavidino
assistente alla regia Elena Cavallo
riprese video Armando Ceste
direzione ricerca Filippo Taricco
disegni luci Massimo Violato
ringraziamenti a Elisabetta Pogliani, Cooperativa Parella, Caritas Diocesana di Torino

produzione A.C.T.I. Teatri Indipendenti, Festival delle Colline Torinesi
in collaborazione con Teatro Stabile Torino, Sistema Teatro Torino

Lo studio non sarà un’anteprima dello spettacolo, ma una libera sperimentazione, oltre che scenica, soprattutto di scrittura. Una sperimentazione che vede convergere le energie di Beppe Rosso e Filippo Taricco che da anni lavorano insieme, con quelle del drammaturgo romano Francesco Suriano (autore di Rocco u Storto) e dello scrittore bolognese Riccardo Pedrini, membro del collettivo letterario Wu Ming.  
 Senza è lo spettacolo che conclude la Trilogia dell’Invisibilità, un laboratorio di sperimentazione teatrale nato dall’urgenza di oltrepassare il teatro della memoria per costruire una drammaturgia dell’ultracontemporaneità, capace di fotografare la realtà urbana da angolature inconsuete. Come nei precedenti capitoli, al centro sono le icone della marginalità (lo zingaro nello spettacolo Seppellitemi in Piedi e la puttana in Anime Schiave), maschere urbane che siamo soliti osservare sulla strada come su un palcoscenico, colpiti dalla loro carica simbolica senza capire cosa nasconda. Questa volta tocca al barbone, o meglio a ciò che si cela dietro all’icona mitica e spaventosa del clochard.  Icona senza tempo che ci tranquillizza e, come ogni maschera, crea una distanza di sicurezza. Ma non appena la maschera cade e dietro la barba del vecchietto che ha per tetto le stelle si mostra l’uomo nella sua crudezza, con la sua esperienza di licenziamento, divorzio, abuso di alcool, raccolta nei cassonetti della spazzatura, il contatto diventa spaventoso e permette di specchiarci in quella paura latente che ognuno vive nella sua intimità più riposta: la paura di non farcela. La loro condizione di “falliti”, di persone che per ragioni diverse sono scivolate in strada, induce ognuno di noi a considerarsi un sospeso, un funambolo che uno starnuto -una malattia lunga o un incidente sul lavoro- potrebbe precipitare nel vuoto. 
La strada come piano terra della condizione sociale, lentamente cancella le storie individuali nell’abuso di alcool e diventa luogo dell’Immemorabile. Come intuì per primo Beckett, la strada è palcoscenico originario prima di ogni scenografia e decorazione. I suoi abitanti vivono appieno solo il presente, e la legge della strada impone di non interrogare mai qualcuno sui motivi per cui è finito lì.
 La drammaturgia dello spettacolo prenderà le mosse come sempre da una lunga ricerca: da una parte le storie di chi vive in strada raccolte direttamente sul campo, dall’altra le fonti bibliografiche, saggi, articoli e soprattutto testi narrativi. Lo spettacolo sceglie la forma drammatica del frammento per raccontare il percorso di chi lentamente scivola in strada; di chi un giorno si ritrova senza lavoro e poi senza casa; di chi si ritrova “Senza”. Un mondo fatto di alberghi a poco prezzo, dormitori, rivenditori di alcolici, panchine e gradinate delle chiese. E’ la nuova povertà, travestita da dignitosa normalità, oppure già sprofondata all’inferno, oltre la linea di non ritorno dell’alcoolismo. Ogni vita è un filo rosso che intessuto agli altri compone il grande arazzo delle strade vestite di stracci; un serbatoio di storie e drammi, un mondo marginale che elabora per autodifesa un linguaggio suo proprio, uno slang che è patrimonio linguistico in continua evoluzione e  terreno fertile per nuove sperimentazioni drammatiche.
In scena Beppe Rosso e Fabrizio Pagella, accompagnati da due testimoni che hanno trascorso un periodo della loro vita in strada. 
Lo spettacolo sarà presentato in forma definitiva nella stagione 2005-2006 del Teatro Stabile di Torino.

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