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28 - 29 giugno
TORINO Cavallerizza Reale

FAUST OU LA FÊTE ÉLECTRIQUE

di Gertrude Stein
regia Alexis Forestier

traduzione Marie-Claire Pasquier
scenografia, musica Alexis Forestier
con Marc Bertin, Patrick Blauwart, Bruno Forget, Pierre Laneyrie, Marie Marfaing, Barnabé perrotey, Cécile Saint-Paul
voce di Sébastien Jacobs
proiezioni e collaborazione artistica Cécile Saint-Paul
luci Michel Bertrand
direzione tecnica Julien Barbazin

produzione Compagnie Les Endimanchés - Thécif Région Ile-de-France - La Faïencerie - Théâtre-scène conventionnée de Creil - Théâtre Paris-Villette
con il supporto di ONDA
con il sostegno Montévideo di Marseille
la Compagnia Les Endimanchés è sostenuta dal Ministère de la Culture DRAC Île-de-France

“La ritournelle” non è solo una filastrocca, una canzone che alleggerisce la lingua dal suo discorso, “La ritournelle” è un processo di scrittura che dà alla lingua un ritmo, una risonanza che eccita i corpi.
   Christophe Fiat


La lingua di Gertrude Stein è una lingua-ritornello, un gioco di variazioni che vive attraverso l’assenza di progressione e di incessanti permutazioni di parole e modelli di scrittura. La ripetizione diviene quindi un processo che sospende e trattiene il significato, poetizza la lingua permettendole di svincolarsi dall’esigenza del significato immediato. La parola è un continuo interrogativo sulla presenza dei corpi, l’oscillazione dell’identità e l’improbabilità dei personaggi.
Docteur Faustus lights the light, “opera pensata per essere cantata”, scritta nel 1937, si presenta sotto forma di libretto in cui s‘intrecciano il linguaggio parlato, le canzoni e alcune parti corali.
Faust, inventore della luce elettrica, crede di essersi ingannato a causa della sua impazienza; questo pensiero lo immerge in una sorta di scetticismo disincantato in cui ciascun desiderio, ciascuna volontà sono assenti: “non c’è né morte né speranza né vita né respiro”. Mette in dubbio l’esistenza stessa della sua anima, rigetta tutto ciò che gli sta intorno e rifiuta il suo destino faustiano. Conosce ogni cosa, può ogni cosa, ma non sa chi è: CHI SONO?
La malinconia, non è un preavviso, ma il frutto del patto stipulato con il diavolo. Questo infatti gli rivela solo il carattere immanente delle cose, “la luce, per quanto sia forte, illumina, ma rimane solo luce…” Nella sua inerzia, Faust comprende la grettezza di spirito di Mefistofele e realizza quanto sia effimero il loro rapporto. Il riflettere sulla propria esistenza introduce una domanda, condivisa dagli altri protagonisti.
Marguerite Ida / Hélène Annabelle, anche lei incerta sulla sua identità, non incontra veramente Faust ma sembra poco poco sostituirglisi, trasportata dalla voce del coro.
La contraddizione del mito emerge con inquietante chiarezza: il desiderio di conoscenza proprio di Faust crea in lui una forza autodistruttiva in cui si confonde subito dopo avere firmato il patto con il diavolo.

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